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Posidonia, un patrimonio (d’ossigeno) da salvare

Posidonia, un patrimonio (d’ossigeno) da salvare

La posidonia popola i fondali marini e produce più ossigeno delle foreste tropicali. Ma è minacciata da inquinamento e pesca a strascico

Certe zone del mar Mediterraneo appaiono di un azzurro chiaro, altre invece di colore verde o blu scuro, ma questo il più delle volte non è dovuto all’inquinamento: i fondali che appaiono chiarissimi o trasparenti corrispondono a fondi sabbiosi, gli altri altre sono ricoperti da vere e proprie praterie sommerse. Non si tratta però di distese di alghe, bensì di una pianta vera e propria, la posidonia oceanica, dotata di tessuti ed organi specializzati: radici, fusto, foglie, fiori e frutti. Foto di apertura di Pawel Kalisinski/Pexels.

La sua fioritura avviene nel periodo autunnale, mentre i frutti, galleggianti, detti “olive di mare”, sono prodotti in primavera. Può trovarsi generalmente tra 1 e 30 metri di profondità, talvolta anche fino a 40, in acque molto limpide, con salinità costante, formando ampi e densi banchi. Le vecchie foglie imbrunite formano raggruppamenti sulla costa e, anche con i rizomi, forme tondeggianti, le egragopili.
La riproduzione è di due tipi: asessuata e sessuale. La prima è quella più frequente, co la moltiplicazione e l’accrescimento dei rizoidi, orizzontali e verticali. La seconda avviene mediate le infiorescenze, composte da 3 o 5 fiori ermafroditi.

Il nostro grande fornitore di aria pura

Il diverso colore dei fondali. Foto Martine Auvray/Pixabay

Sono diverse e fondamentali le funzioni svolte dalle posidonie sia per la vita del mare che per la salvaguardia delle sue coste:  le sue praterie, che occupano nel Mediterraneo il 3% della sua superficie, circa 38.000 km quadri, oltre a produrre ed esportare biomassa, ospitano fino a 350 specie di animali in un solo ettaro.
Ogni metro quadrato produce ben 20 litri di ossigeno al giorno, circa 4 volte quello che viene dalle foreste tropicali. Inoltre produce mediamente circa 65 g di carbonio all’anno, contribuendo in modo significativo a combattere l’effetto serra.
Fanno da efficace barriera alla erosione costiera, non solo in acqua, ma anche con gli strati serrati di foglie secche sulla spiaggia (banquettes).

Si tratta di piante il cui riformarsi richiede un centinaio di anni, soggette a vari rischi. Innanzitutto l’inquinamento, in particolare gli scarichi fognari, l’eutrofizzazione di alghe, e persino la competizione con alcune specie di alghe, come le caulerpe taxifolia e racemosa, che in certe zone stanno avendo la meglio. Anche la costruzione di dighe e il rimpascimento delle spiagge sono spesso dannosi.
Come tutelarle? Vietando la pesca a strascico e contrastando lo sversamento di idrocarburi, detergenti, vernici, oli solari, rifiuti solidi. Ci sono comunque in atto iniziative di recupero, come la riforestazione di un’area di 100 metri quadri della “Foresta blu” a Golfo Aranci, con 2500 piante di posidonia.

Anche la posidonia tra le specie a rischio

Corallo bianco. Foto shanghaistoneman/ Pixabay

Conclusioni. Il Mediterraneo, anche se ancora molto ricco di specie vegetali e animali (più di 12.000), ne presenta diverse in costante diminuzione. In particolare, sono 5 le specie più minacciate: oltre alle posidonie, anche i coralli bianchi, la nacchera di mare, la foca monaca e la patella ferrosa. La vita di questi animali è comunque strettamente collegata alle posidonie, che creano ecosistemi ottimali per la loro sopravvivenza.

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