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El Greco, 41 opere nel labirinto. A Palazzo Reale

El Greco, 41 opere nel labirinto. A Palazzo Reale

La mostra di Milano illustra bene come la pittura di El Greco si trasforma, nel suo viaggio “labirintico” tra le capitali del Mediterraneo

Milano. Per la prima volta a Milano, un ampio e inedito progetto espositivo dedicato al grande pittore Doménikos Theotokópoulos, universalmente noto come El Greco (Creta, 1541 – Toledo, 1614) abiterà gli spazi del Piano Nobile di Palazzo Reale, fino all’11 febbraio 2024. 
Immagine d’apertura: El Greco, Laocoonte, 1610-1614. ©Courtesy National Gallery of Art, Washington.

La (tras)formazione in Italia

El Greco, Annunciazione, 1576. ©Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid

Il progetto espositivo presenta 41 opere del maestro cretese e vanta prestigiosi prestiti internazionali: un’occasione unica per scoprire l’opera dell’artista alla luce delle ultime ricerche sul suo lavoro. La mostra EL GRECO è infatti il frutto di una profonda e innovativa riflessione storico-critica, i cui punti di forza sono costituiti dall’attenta riconsiderazione dell’impatto dei modelli italiani nella formazione dell’artista e dall’interpretazione dell’ultimo periodo toledano in termini di recupero di un’impostazione compositiva “bizantina”. 

I confronti con la pittura romana e veneziana

Il percorso espositivo è articolato in sezioni pensate in modo da tenere costantemente a fuoco il rapporto dell’artista con i luoghi in cui ha vissuto e al contempo offrire ai visitatori con immediatezza una precisa ricostruzione storico-biografica. Parallelamente, una serie di stringenti confronti con la grande pittura romana e veneziana farà emergere il potente tema del labirinto. Riprendendo il mito di Arianna, il labirinto funge da metafora per approfondire l’evoluzione artistica, tematica e tecnica che El Greco sviluppa nel suo viaggio tra le capitali culturali del Mediterraneo. 

I Maestri italiani

El Greco Adorazione dei Magi 1568-1569 ©Museo Lázaro Galdiano, Madrid

La mostra porta l’attenzione sull’influenza che i “Grandi” – Michelangelo, Parmigianino, Correggio, Tiziano, Tintoretto, i Bassano – ebbero nella sua pratica artistica e nella sua versione del Manierismo e il tema del cambio di scala rispetto a ciò che El Greco dipinge in terra italiana, per lo più opere di piccolo formato come l’Adorazione dei Magi del Museo Lázaro Galdiano di Madrid. Infine, il ritorno alla concezione frontale propria delle icone bizantine. 

Il percorso espositivo 

El Greco, Madonna col Bambino e Santa Martina e Sant’Agnese, 1597.
©Courtesy National Gallery of Art, Washington

La mostra si compone di 5 momenti fondamentali. La prima sezione, intitolata Il bivio, affronta gli esordi del pittore nel circolo della produzione cretese di icone e il suo successivo apprendistato a Venezia e poi a Roma. Una tappa decisiva in cui diventa definitivamente pittore alla latina abbandonando la “maniera greca” propria dei madonnari. 

La seconda, Dialoghi con l’Italia, espone una serie di opere realizzate da El Greco sotto il diretto influsso dei pittori italiani da lui ammirati per l’uso del colore e della luce, come avvenne per Tiziano e i Bassano, o per la maestria della figura nel caso di Michelangelo. Qui le opere di El Greco e quelle dei suoi “maestri” dialogano in una cornice unica. 

Nel clima della Controriforma

El Greco, San Martino e il mendicante, 1597-1599. ©Courtesy National Gallery of Art, Washington

Nella terza sezione, Dipingendo la santità, la mostra approfondisce la prima fase del lavoro di El Greco a Toledo come pittore di scene religiose e dipinti devozionali. Una volta in Spagna, l’artista si confronta con la legge del mercato dell’arte vigente all’epoca nella città di Toledo e con il contesto della Controriforma. In queste circostanze realizza un’enorme mole di lavoro come pittore di scene religiose e dipinti devozionali. 

La quarta sezione, L’icona, di nuovo, illustra come nell’ultima fase della propria esistenza l’artista torni a richiamarsi al sistema compositivo delle icone della sua natia Creta, sviluppando una produzione caratterizzata da un approccio diretto, frontale. Lavori di profonda introspezione, in cui si indaga a fondo la potenzialità espressiva dei gesti. 

Nel Labirinto

El Greco, Adorazione dei pastori, 1605 Ca. © Real Colegio Seminario de Corpus Christi / Mateo Gamón

Conclude la mostra una sezione in cui si rende omaggio all’unica opera mitologica realizzata da El Greco, El Greco nel Labirinto, capolavoro tardivo e geniale, pieno di messaggi che ancora oggi rimangono non completamente interpretati. 

Per la realizzazione di questo progetto espositivo, grandi musei hanno concesso il prestito di autentici capolavori, tra i quali i celebri San Martino e il mendicante e l Laocoonte della National Gallery di Washington, il Ritratto di Jeronimo De Cevallos del Museo del Prado, le due Annunciazioni del Museo Thyssen-Bornemisza, il San Giovanni e San Francesco delle Gallerie degli Uffizi. La mostra vanta inoltre la presenza di opere straordinarie provenienti da istituzioni ecclesiastiche che per la prima volta arrivano in Italia, quali il Martirio di San Sebastiano della Cattedrale di Palencia, l’Espulsione dei mercanti dal tempio della Chiesa di San Ginés di Madrid e l’Incoronazione della Vergine di Illescas. 

Note biografiche

El Greco, Ritratto di un uomo vecchio, autoritratto di El Greco, 1604. Pubblico Dominio *note a pie’ di pagina

Doménikos Theotokópoulos, detto El Greco, nasce a Candia, a Creta, nel 1541 e muore a Toledo nel 1614. Nel 1567 si reca a Venezia per diventare un pittore occidentale. A Venezia e poi a Roma, nello squisito ambiente dei Farnese acquisisce la conoscenza della statuaria antica e qui avviene la sua prima trasformazione: diviene pittore “alla maniera latina”. Ma non trova un mecenate e quindi decide di tentare fortuna in Spagna. 

Arriva a Toledo nel luglio del 1577 all’età di 41 anni, con la speranza di essere nominato pittore della Cattedrale di Toledo. Non riesce a realizzare i suoi sogni: il suo carattere difficile e l’originalità delle sue composizioni sorprendono tutti, così come i suoi prezzi molto alti per il mercato castigliano. Nonostante ciò, Toledo gli fornì un ambiente di amici e fedeli clienti dove ebbe grandi commissioni. Crea una bottega, dove vengono realizzate alcune versioni delle sue opere più ricercate. A Toledo trova la calma necessaria per continuare ad indagare un linguaggio sempre più personale, astratto e stravagante. Muore il 7 aprile 1614. 

* Questo file è stato donato a Wikimedia Commons come parte di un progetto del Metropolitan Museum of Art di New York. Vedi la Politica di accesso aperto per le risorse grafiche e per i dati (in inglese). Pubblico dominio,

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