Prosegue al Museo di Santa Giulia il filone delle mostre dedicate alla condizione delle donne nel mondo. L’obiettivo, stavolta, è sull’Iran
Brescia. Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei in collaborazione con Associazione Genesi e Festival della Pace hanno organizzato la mostra Finché non saremo libere a cura di Ilaria Bernardi. La mostra rimarrà aperta fino al 28 gennaio 2024 nelle sale del Museo di Santa Giulia: un’esposizione dedicata al tema
drammaticamente attuale della condizione femminile nel mondo, con particolare focus
sull’Iran. Foto d’apertura: Sonia Balassanian, Untitled (Self Portrait), 1982, Collage e acrilici su carta. Rigo Saitta Collection
La lotta delle donne iraniane
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Finché non saremo libere declina al femminile il titolo del libro Finché non saremo liberi. IRAN la mia lotta per i diritti umani di Shirin Ebadi, avvocatessa e pacifista iraniana esule dal 2009, prima donna musulmana Premio Nobel per la pace (2003) per i suoi sforzi per la democrazia e i diritti umani, in particolare delle donne, dei bambini e dei rifugiati.
Un’esposizione con un significato ancora più importante dopo la proclamazione del Premio Nobel per la Pace 2023, che il prossimo dicembre verrà conferito a Narges Mohammadi – attivista iraniana, vice-presidente del Centro per la difesa dei Diritti Umani, imprigionata dalle autorità iraniane nel maggio 2016 e ancora in carcere – “per la sua battaglia contro l’oppressione delle donne in Iran e per promuovere diritti umani e libertà per tutti” e l’assegnazione del Premio Sacharov 2023 per la libertà di pensiero a Jina Mahsa Amini e al movimento di protesta iraniano “Donne Vita Libertà” annunciato lo scorso 19 ottobre a Strasburgo dalla presidente del Parlamento europeo
Roberta Metsola.
Quarta mostra del filone arte e diritti
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La mostra Finché non saremo libere prosegue ed espande un filone di ricerca e approfondimento promosso dal 2019 da Fondazione Brescia Musei, che ha scelto di indagare contesti geo-politici di stringente attualità attraverso la prospettiva e la produzione di artisti contemporanei.
Capitoli precedenti di questo filone sono state le mostre dedicate al rapporto tra arte e diritti che hanno visto protagonisti l’artista e attivista turca Zehra Doğan (Avremo anche giorni migliori. Opere dalle carceri turche, 2019), che proprio grazie a questa sua esposizione personale fu inserita da The Art Newspaper tra le 100 persone più influenti nel mondo dell’arte contemporanea; l’artista e attivista cinese Badiucao (La Cina non è vicina, 2021) – protagonista nel 2022, grazie al successo della mostra bresciana, di una travelling exhibition al Dox Center for Contemporary Art di Praga, MADe IN
CHINA – e l’artista e attivista russa Victoria Lomasko (The Last Soviet Artist, 2022).
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