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Paraventi, schermi di ieri e di oggi in continua mutazione

Paraventi, schermi di ieri e di oggi in continua mutazione

Una mostra alla Fondazione Prada di Milano indaga le mutazioni di questo oggetto ibrido, tra arte e architettura, decorazione e design

Milano. Paraventi: Folding Screens from the 17th to 21st Centuries è l’ampia esposizione a cura di Nicholas Cullinan allestita alla Fondazione Prada di Milano (fino al 22 febbraio 2024). La mostra indaga la storia tra Oriente e Occidente di questi oggetti “borderline”, un po’ elementi di arredo un po’ strumenti funzionali, superfici che rappresentano una sfida e una tentazione per artisti di ogni corrente ed epoca. La sorpresa, in mostra, viene proprio dalle interpretazioni che di questi “screen” hanno dato grandi Maestri del Novecento e artisti contemporanei. Foto d’apertura: Keiichi Tanaami, Utopian Situation by “Guernica”, 2023; installation view

Storia di una migrazione culturale

Six scenes from the story of Prince Genji. Giappone, inizio del XVII secolo. Installation view

Come spiega Nicholas Cullinan, “Pittura o scultura? Arte o complemento d’arredo? Elemento utilitaristico oppure ornamentale? Decorativo, funzionale, architettonico o teatrale? Questa mostra esamina con un approccio innovativo gli interrogativi e i paradossi che circondano la storia dei paraventi, una storia di migrazione culturale (da Oriente a Occidente), di ibridazione (tra forme d’arte e funzioni diverse) e di ciò che viene celato e rivelato.

Antico paravento orientale. Installation view, part.

La nostra ricerca svela come questa storia e il suo manifestarsi nel presente coincidano con la storia di oggetti liminali e della liminalità stessa, in un processo di superamento delle rigide distinzioni e gerarchie tra le diverse discipline dell’arte e dell’architettura, della decorazione d’interni e del design”.

Oltre settanta paraventi in esposizione

David Hockney, Carribean Tea Time, 1987. Installation view

Il progetto espositivo ideato dallo studio di architettura SANAA, fondato da Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, raccoglie negli spazi del Podium oltre settanta paraventi. Sia opere di grande valore storico sia lavori più recenti provenienti da musei internazionali e
collezioni private, oltre a una selezione di nuove creazioni appositamente commissionate per questo progetto a più di quindici artisti internazionali. Qui sotto: Margorzata Mirga-Tas, Face Value, 2021; installation view.

Percorso espositivo fluido

Al piano terra del Podium, pareti curvilinee e trasparenti di Plexiglas, alternate a tende dalla linea sinuosa, evocheranno le forme di questi oggetti creando una serie di spazi caratterizzati da diverse condizioni luminose. All’interno di questi ambienti i visitatori potranno incontrare i vari gruppi tematici e confrontarsi con un fluido percorso espositivo grazie alla trasparenza delle strutture divisorie.

Al piano superiore l’allestimento rappresenterà l’intera storia dei paraventi, presentati in ordine cronologico e disposti su piedistalli sagomati che ne enfatizzeranno le forme, in omaggio agli innovativi allestimenti museali del MASP di San Paolo, realizzato da Lina Bo Bardi, e al lavoro di SANAA per il museo Louvre-Lens.

La storia dei paraventi

Al piano terra del Podium, una sezione introduttiva raggruppa tre paraventi cinesi e giapponesi del XVII e XVIII secolo raffiguranti battaglie navali e vedute dall’alto per indagare l’intrinseca ambiguità e la natura transnazionale di questi oggetti. Si analizza la possibile duplice lettura dei paraventi da una prospettiva orientale, da destra a sinistra, oppure occidentale, da sinistra a destra, come un paesaggio o una rappresentazione cartografica.

Francesco Vezzoli, The assassination of Trotsky, 2023. Installation view

La seconda sequenza esplora il tema della rappresentazione delle stagioni e delle narrazioni temporali in una dimensione spaziale, accostando un paravento dell’artista cinese Chen Zhifo, maestro dei dipinti gongbi del XX secolo che riproduceva uccelli e fiori con grande accuratezza realista, a uno più astratto e ironico realizzato dall’artista americano Jim Dine nel 1969 e intitolato Landscape Screen (Sky, Sun, Grass, Snow, Rainbow).

Sol LeWitt, Untitled Screen, 1987. Inst. view

Con un gruppo di opere recenti e inedite realizzate da Tony Cokes, Cao Fei, Shuang Li, Joan Jonas, Tiffany Sia e Wu Tsang, la mostra svela come un oggetto apparentemente senza tempo come il paravento possa diventare un mezzo per proiettare una stratificazione di immagini ed effetti multischermo con l’uso pervasivo delle tecnologie digitali.

Dimensione segreta

Picasso. Inst. view

Un’altra sezione è dedicata a una delle funzioni del paravento: nascondere, proteggere e quindi creare una dimensione intima, privata e segreta all’interno dell’ambiente domestico. Opere storiche come Three-fold Screen with embroidered panels depicting heroines (The Legend of the Good Women) (1860 ca.) di William Morris ed Elizabeth Burden e Konku (1982) di William N. Copley sono accostate a paraventi contemporanei di artisti quali Lisa Brice, Anthea Hamilton, Lorna Simpson e Carrie Mae Weems, che affrontano temi come la seduzione e il senso del pudore attraverso una prospettiva inusuale.

Kenneth Halliwell, inst. view

L’estetica queer è al centro di un’altra serie di opere che trasformano questo oggetto
quotidiano in un elemento decorativo dichiaratamente trasgressivo. Viene raccontata una storia culturalmente dirompente attraverso opere come il paravento realizzato da Duncan Grant del Gruppo Bloomsbury di Charleston (Sussex, Regno Unito) per l’Omega Workshop, un raro paravento del 1929 di Francis Bacon e World of Cats (1966), opera dell’attore, scrittore e collagista britannico Kenneth Halliwell, oltre a creazioni di artisti contemporanei quali Kai Althoff, Marc-Camille Chaimowicz e Francesco Vezzoli.

Strumenti di propaganda

Kerry James Marshall, inst. view

Non va poi dimenticato che i paraventi possono anche essere potenti strumenti di propaganda politica, di manifestazione di forza e di ricchezza, di ostentazione e di costruzione di narrazioni capaci di influenzare la storia. Ne sono un esempio sia l’opera monumentale del 1718 di Pedro de Villegas, composta da dieci elementi che presentano sul lato frontale il racconto della conquista del Messico da parte del condottiero Hernán Cortés e sul retro una decorazione con scene orientali, sia la nuova commissione affidata a Goshka Macuga che affronta il tema della trasmissione del sapere e della cultura.

Paraventi e paradossi

Francis Bacon, inst. view

L’ultimo gruppo di opere allestite al piano terra del Podium esplora il paradosso del
trasparenza attraverso la negazione concettuale o umoristica della funzione pratica di questi oggetti. I paraventi trasparenti di Carla Accardi e Isa Genzken incorniciano l’ambiente circostante anziché nasconderlo. Aprono a nuove prospettive e suggeriscono nuove visioni piuttosto che circoscrivere uno spazio.

In contrasto con l’approccio sincronico adottato al piano terra, il piano superiore segue una logica diacronica. La sequenza cronologica permette di ricostruire l’evoluzione storica di questo oggetto artistico e decorativo, dalle sue origini orientali e dai dialoghi e
contaminazioni con le tradizioni occidentali fino al contributo innovativo apportato da
designer e artisti nel XX e XXI secolo. I paraventi cinesi e giapponesi realizzati tra il XVII e il XIX secolo hanno dato il via a una serie di trasformazioni e metamorfosi che in questa mostra è rappresentata dalle creazioni, tra le altre, di maestri del design e dell’architettura quali Alvar Aalto, Charles e Ray Eames, Le Corbusier, Josef Hoffmann e Jean Prouvé; dalle sperimentazioni avanguardistiche di Giacomo Balla, René Magritte e Pablo Picasso; dalle opere di artisti contemporanei, fra i quali Marlene Dumas, Mona Hatoum, Yves Klein, Sol LeWitt, Betye Saar, Keiichi Tanaami, Cy Twombly e Luc Tuymans; e da quelle di artisti più giovani come Kamrooz Aram, Atelier E.B (Beca Lipscombe & Lucy McKenzie) e Małgorzata Mirga-Tas.

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