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“La poesia ti guarda”, parole inquadrate in una cornice

“La poesia ti guarda”, parole inquadrate in una cornice

Parole come pennellate, quadri “parlanti“ che criticano il sistema. Una mostra a Roma celebra il Gruppo 70 e le avanguardie artistiche del 900

Roma. Sessant’anni nasceva il Gruppo 70, neoavanguardia che spingeva le proprie ricerche verbovisuali nel territorio dell’arte. Per celebrarlo, la Galleria d’Arte Moderna di Roma ospita fino al 5 maggio 2024 la mostra La poesia ti guarda. Omaggio al Gruppo 70 a cura di Daniela Vasta e promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Foto d’apertura: Ketty La Rocca, Segnaletiche, 1968, Prato, Collezione Carlo Palli

La ricerca di nuove soluzioni estetiche

Lamberto Pignotti, Grave comunicato di stato è arrivato con l’FBI, 1967-68, Roma, Galleria d’Arte Moderna

Richiamandosi esplicitamente a suggestioni futuriste, dadaiste e surrealiste e proseguendo alcuni degli spunti delle avanguardie storiche, il Gruppo 70 si mosse nel contesto delle neoavanguardie del secondo dopoguerra, in un momento culturale in cui vari artisti e gruppi sentirono che la crisi dell’immagine visiva e della parola poetica richiedesse nuove soluzioni estetiche.
La ricombinazione di materiali verbali e iconografici eterogenei consentì la confezione di “poesie visive” in cui segni calligrafico-tipografici e figure si integrarono in unico piano semantico: poesia da guardare e pittura da leggere.
Il collage e il fotomontaggio, con deliberati “prelievi” dal mondo della pubblicità e della comunicazione di massa in generale, divennero gli strumenti principali per “irridere” il sistema culturale utilizzandone gli stessi codici iconografici e linguistici, gli stessi stereotipi e miti, rimessi in circolo con significati nuovi e intenti parodistici ed eversivi. 

Parole + Immagini = opere verbovisuali

Roberto Malquori, Stop, 1964, Collage e decollage su carta, Prato, Collezione Carlo Palli

Il percorso espositivo alla Galleria d’Arte Moderna si concentra sulle opere degli anni Sessanta e Settanta, con un particolare richiamo al periodo 1963-1968. Attraverso una selezione di opere verbovisuali dei due fondatori Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti, di Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Luciano Ori e inoltre di Roberto Malquori e Michele Perfetti, la mostra illustra le scelte poetiche ed estetiche e le modalità espressive degli artisti, con particolare riferimento alle tecniche predilette dal Gruppo come il collage, il décollage, il fotomontaggio. 

I bacini linguistici e figurativi cui attingono per il prelievo e il riuso ai fini del meccanismo della “combinazione” provengono dall’ampio universo della comunicazione: giornali, magazine, pubblicità, rebus, cartoline postali, segnaletiche stradali, fumetti, francobolli, fotoromanzi, spartiti musicali

Critica sociale e satirica

Lamberto Pignotti, Vie nuove, 1965-66, collage, Roma, Galleria d’Arte Moderna

Le opere degli artisti del Gruppo 70 riflettono sull’immagine femminile, in sintonia con l’emergere delle tematiche di genere nel dibattito pubblico: Pignotti rappresenta con ironia la famigliola borghese (Dell’unificazione della cultura nel nostro paese, 1965-66) e demolisce con la risata di Marylin i fanatici dei muscoli (Vie nuove, 1965-66); Marcucci deride il mito machista (Fuori serie, 1964) e i simboli del benessere (Il benessere provvisorio, 1965), Ori prende di mira l’imperativo della bellezza a tutti i costi (Il filo della bellezza, 1963), Malquori l’inconsistenza dei rotocalchi femminili (Stop, 1964), Perfetti la strumentalizzazione erotica del corpo della donna (Mai di domenica, 1967).

Equivocità semantica delle parole

Michele Perfetti, L’ingranaggio, 1966, Collage, Prato, Collezione Carlo Palli

Diverso l’approccio di Ketty La Rocca che si concentra prevalentemente sulle componenti del linguaggio, riflettendo sull’equivocità semantica (Segnaletiche, 1967-68) e sulla sequenza di progressiva astrazione simbolica oggetto-linguaggio-concetto (Il discobolo in riposo, 1974) mentre in Appendice per una supplica (1971) rende le proprie mani un medium nuovo, un lessico senza alfabeto che, esprime l’urgenza del raccontarsi come artista e come donna. A completare il percorso espositivo una serie di contributi sonori e video che, oltre a rendere la mostra spiccatamente multimediale, testimoniano la sperimentazione nell’ambito della poesia sonora, del video e della cinepoesia.
A corredo, una selezione di documenti dell’epoca (manifesti, locandine, inviti, brochure, riviste, saggi) e di libri d’artista che vogliono restituire il contesto storico e le premesse teoriche del gruppo.

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