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Gabriele Micalizzi, lezione di fotoreportage (e di estetica)

Gabriele Micalizzi, lezione di fotoreportage (e di estetica)

La galleria 29 Art in Progress di Milano espone le foto scattate su vari teatri di guerra da Gabriele Micalizzi. Fotoreporter, ma non solo

Milano. La galleria milanese 29 Arts in Progress presenta in mostra, per la prima volta a Milano, le opere del fotografo Gabriele Micalizzi. A Kind of Beauty, curata da Tiziana Castelluzzo, riunisce in esposizione raffinate scatti in bianco e nero stampate ai sali d’argento e fotografie a colori selezionate dall’archivio dell’autore. Foto d’apertura: © Gabriele Micalizzi – Beyond, Cairo, Egypt, 2011 – Courtesy of 29 ARTS IN PROGRESS gallery

Non solo documentazione

© Gabriele Micalizzi – Broken Dreams – 22, Donbas, Ukarine, 2022 – Courtesy of 29 ARTS IN PROGRESS gallery

In mostra gli scatti più significativi che ritraggono i principali teatri degli scontri dell’ultimoventennio, partendo dalle rivoluzioni arabe, passando dai conflitti mediorientali contro il Califfato ed arrivando fino all’odierna Ucraina e Palestina.
La volontà di intraprendere un percorso verso una fotografia nata da un’esigenza documentaristica, ma che contiene un’estetica e un significato proprio che va al di là del motivo per cui nasce, deriva da una precisa scelta della galleria per dare spazio a nuove visioni e spaccati di realtà che hanno segnato la storia degli ultimi vent’anni.

Fotoreporter (il DNA)

© Gabriele Micalizzi – Action! #1, Istanbul, Turkey, 2013 – Courtesy of 29 ARTS IN PROGRESS gallery

Gabriele Micalizzi, nato a Milano nel 1984 a Cascina Gobba, ha da sempre avuto una spiccata sensibilità per le arti visive, sfociata poi in una forte passione dapprima per i graffiti e i tatuaggi e poi per la fotografia ed i video. La sua prima esperienza in guerra come fotoreporter è stata all’età di 23 anni, in Afghanistan (accompagnato dall’esercito italiano e francese), seguita poi da un viaggio in Thailandia durante i disordini creati dalle Camicie Rosse nel centro di Bangkok, dove capisce che la sua vocazione è quella del fotoreporter, dopo aver immortalato un ragazzo ferito affianco a lui da una bomba a mano.

Potenza evocativa

© Gabriele Micalizzi – From Renaissance to Resistance, Donbas, Ukraine, 2022 – Courtesy of 29 ARTS IN PROGRESS gallery

La guerra secondo Gabriele è come un teatro, termine usato nell’ambiente militare per definire la zona di conflitto, nel quale ognuno svolge un preciso ruolo, in una determinata scena ed in una limitata porzione di tempo, ed il compito del fotoreporter è quello di raccontare e narrare attraverso una sola arma: la macchina fotografica.
Attraverso un uso sapiente della fotografia, Micalizzi riesce a creare immagini che non sono schiave né della realtà né dell’intenzione ma rappresentano un mondo a sé con la sua coerenza, autonomia e potenza evocativa.

Sguardo libero

© Gabriele Micalizzi – Action! #3, Athens, Greece, 2011 – Courtesy of 29 ARTS IN PROGRESS gallery

“Gabriele ha una straordinaria capacità di sintesi, riesce a coniugare in un unico scatto poesia, potenza e bellezza. Le sue fotografie, anche quelle più esplicite, sono espressione metaforica di una realtà più ampia, più complessa che induce lo spettatore a porsi interrogativi sugli eventi, sull’uomo e sulla natura dei conflitti. Gabriele non solo ritrae la guerra ma la vive in prima persona mettendosi accanto ai combattenti, al centro della scena, correndo i loro stessi rischi.
I suoi scatti portano con sé non solo ciò che raccontano ma anche tutto il suo bagaglio emotivo. Lo sguardo di Gabriele però non è mai giudicante ma è libero ed aperto, sembra guidato da una necessità di chiarezza e di comprensione degli aspetti più intimi e più umani dei fatti della Storia.” (Tiziana Castelluzzo)

Ordine di composizione

© Gabriele Micalizzi – Dreaming to Be Away, Sirte, Libya, 2016 – Courtesy of 29 ARTS IN PROGRESS gallery

Le sue opere non opprimono l’osservatore né riducono l’immagine ad uno spettacolo di virtuosismo fotografico ma generano un terreno libero e ampio di coinvolgimento, uno spazio dove l’immagine articola le sue informazioni ed evoca nello spettatore molteplici significati che trascendono sé stessa. Pur ricche di dettagli, le sue fotografie raggiungono un preciso ordine nella composizione senza mai togliere la complessità della realtà.
In un momento storico nel quale l’individuo è sommerso da informazioni ed influenzato dai media che creano la coscienza estetica delle persone, facendo perdere l’equilibrio tra realtà e finzione, Gabriele Micalizzi ha trovato un modo di raccontare la guerra da un punto di vista invisibile creando, attraverso il suo vissuto, opere d’arte (fotografie) che catturano lo sguardo la mente e l’anima di chi le osserva.

Note biografiche

Gabriele Micalizzi

Gabriele Micalizzi è un fotogiornalista italiano che collabora con testate nazionali einternazionali come New York Times, The Guardian, Internazionale, Wall Street Journal. È tra i fondatori del collettivo Cesura.
Nel 2010 ha iniziato il progetto Italians: The Myth, un’indagine etno-antropologica sulla crisi d’ identità che attraversa la società italiana. Sempre nel 2010, ha iniziato a documentare lo sviluppo delle Primavere arabe, partendo dalla Tunisia e spostandosi poi in Egitto e Libia.
Nel 2016 è stato incoronato da Oliviero Toscani e David LaChapelle come il primo vincitore del premio Master of photography curato da Sky Arte, diventando testimonial Leica. Nel corso del 2016 si è recato in Libia per documentare la guerra civile, viaggio a seguito del quale uscirà il suo libro DOGMA.

Colpito da un razzo

© Gabriele Micalizzi – Manifesto, March of Return, Gaza, 2018 – Courtesy of 29 ARTS IN PROGRESS gallery

L’11 febbraio 2019, mentre si trova a Baguz, nel sud-est della Siria, per documentare l’avanzata curda contro le forze dell’IS, viene colpito da un razzo RPG. A causa dei danni subiti, trascorre un periodo a Milano, dove cerca nuove storie da raccontare.
In questo periodo lavora al progetto Malamilano, sulle realtà più problematiche della città di Milano, legate ai luoghi della tossicodipendenza e della microcriminalità.
Durante la pandemia di Covid-19 in Italia, ha documentato la zona con il maggior numero di casi, viaggiando tra Bergamo e il resto della Lombardia.
Nel 2021 viaggia tra Iraq e Afghanistan e contemporaneamente inizia la sua carriera
nel mondo del cinema collaborando come fotografo di scena e consulente per la serie
televisiva Sky Block 181 girata a Milano.
Nel 2022 si occupa della guerra in Ucraina per il WSJ, Die Zeit e Le Monde. Parte della sua copertura sarà poi utilizzata per la produzione del docufilm That’z War.

© Gabriele Micalizzi – The Slow Power of the People, Cairo, Egypt, 2011 – Courtesy of 29 ARTS IN PROGRESS gallery
© Gabriele Micalizzi – Concrete Propaganda, Cairo, Egypt, 2011 – Courtesy of 29 ARTS IN PROGRESS gallery
© Gabriele Micalizzi – Concrete Propaganda, Cairo, Egypt, 2011 – Courtesy of 29 ARTS IN PROGRESS gallery

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